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Associazione Culturale Liciniana

Con il patrocinio di:

Provincie di Pordenone e Udine

Club UNESCO di Udine

Agenzia Turismo FVG



Collezione privata:

da Zigaina a LaGrone


in collaborazione con:

Società Operaia di Mutuo Soccorso e Istruzione

di Vito d'Asio (PN)

Franco BATACCHIGiulio BELLUZGianni BORTANilo CABAIPino CASTAGNA
Giovanni
CAVAZZON - Giorgio CELIBERTI - Carlo CIUSSIRoy LAGRONEFlavio MANZONI
Cyrilo
PHONGTHARA - Cesco MAGNOLATOArrigo POZOttorino STEFANI

Guido TAVAGNACCOGiuseppe ZIGAINA

Sede della Biblioteca Storica

Piazza della Chiesa - Vito d'Asio

inaugurazione il 29 luglio 2012

alle ore 11,30


introduzione critica di Alessandra Santin


Franco Batacchi (Treviso, 1944 – Venezia, 2011) E' considerato tra gli artisti più rappresentativi del Veneto. Libero docente di Storia dell'arte contemporanea (Rhode Island, USA), è celebre come l'autore dell'Identikit di Cristoforo Colombo e della Venere Italica con cui riscrive la sua personale storia della donna: ai primordi della terra il potere femminile è quello ereditato da Gea; distinta dagli altri dei, è loro superiore e ogni donna nella maternità ne rinnova la forza immane.

Giulio Belluz (Azzano-PN, 1943) L’idea che trasmette attraverso la sua attività è quella dell’antica bottega d’arte, dove si fabbricavano i colori. Tema frequente nelle sue opere è la vita animale, rivisitata in forme diverse, quasi fosse una metafora per indagare il mondo che circonda l’uomo, e di cui l’uomo stesso è parte.

Gianni Borta (Udine, 1941) Nella sua pittura vita e natura conservano la memoria del caos primigenio e sono sentite soprattutto come esplosione di energia creatrice. Tutto è immerso in un mortaio gigantesco dentro il quale gli elementi si rimescolano fino a ricreare l’atmosfera del magma originario e ad esaurirne le forze.

Nilo Cabai (Udine, 1931). Ciò che colpisce, è la coerenza stilistica; il suo colore ha acquisito nel tempo gli spessori esistenziali di uno sguardo sempre attento e sensibile. La visione di un muro diroccato, di un antico arco, di un bosco o una pineta sono suggestioni che Cabai traduce sulla tela con un’interpretazione lirica, intensa, con una figurazione stringata e minimale dove l’uomo è sempre avvertibile nel suo quotidiano.

Pino Castagna (Castelgomberto-VI, 1932) L'ispirazione architettonica e ambientale delle

sculture di Castagna si rivela in una serie di interventi in scala urbana; sono opere imponenti collocate in luoghi particolarmente spettacolari, a cercare e creare un continuo dialogo-scambio con lo spazio circostante. Appartiene a quella schiera di artisti che non accettano di dover distinguere fra arte e artigianato, fra arte pura e arte applicata, e ancor meno fra arti maggiori e arti minori.

Giovanni Cavazzon (Luino-VA, 1938) Come se fosse un regista teatrale, non gli sfuggono l’importanza di un gesto o di un atteggiamento del volto. La sua pittura rivendica le radici di un naturalismo che finì per radicarsi in tutta l’Italia settentrionale, una linea che prosegue ininterrotta da Caravaggio a Giacomo Ceruti. Egli conduce verso il Tremila una figurazione degna delle nostre più grandi tradizioni artistiche.

Giorgio Celiberti (Udine, 1929) Dopo il forte impatto seguito ad una visita nel campo di Terezin, realizza il ciclo dei Lager costituito da tele preziose per impasti e cromie, nelle quali inserisce i segni innocenti lasciati sui muri. Così, le sue opere divengono testimonianza di uno spirito di speranza e, nello stesso tempo, degli orrori perpetrati contro i più deboli, obbligandoci a riflettere sulle violenze dei nostri giorni.

Carlo Ciussi (Udine, 1930 - 2012) Tra i maggiori esponenti della seconda avanguardia italiana del secolo scorso, la sua pittura ha coerentemente mirato a fluidificare le forme, riducendole a poco a poco a pure linee, semplici spirali in una progressiva astrazione geometrica in grado di vedere oltre la materialità dell’opera, nell’intento di riuscire a trasmettere emozioni. I colori, a loro volta, si sono attenuati, lasciando al segno il dominio spaziale.

Roy LaGrone (Tupelo-USA, 1966) Esponente dell'arte digitale americana, lavora sospeso tra la cultura africana transatlantica e l'innovazione tecnologica attraverso cui esplora, espande ed esplode il mito della mistica naturale. Utilizza immagini di materiali destinati al disfacimento e li ricombina con creazioni virtuali secondo una modalità creativa di “resurrezione estetica”.

Cesco Magnolato (Noventa-VE, 1926) Il vento pare essere presente in tutti i suoi quadri, a volte a carezzare i volti scarnificati, che raccontano il passato di vita e le sofferenze presenti del vivere. Talvolta si trasforma in uragano che trafigge la natura; quest'ultima, ricca ed esuberante, è raccontata attraverso girasoli, campi di granoturco, canne, radici dissipate dal terreno, foglie, gelsi, ed è protagonista incontrastata, assieme all’uomo, della sua poetica.

Flavio Manzoni (Nuoro, 1965). Con un passato di assoluto prestigio è arrivato a Maranello con l'incarico di creare capolavori. Per fare questo, ha attinto al suo personale patrimonio di uomo curioso, interessato alla cultura nel senso più ampio del termine. Non a caso la plancia di una delle auto da lui create è, intenzionalmente, pensata con un riferimento al concetto di accoglienza della Mater mediterranea dell'artista oranese Costantino Nivola.

Cyrilo Phongthara (Bangkok, 1956) Dalla Thailandia la testimonianza di un disegnatore la cui delicatissima poesia è espressa con un sensibile tratto grafico, particolarmente evidente in Peace – The Thai Monk (pace – il monaco thailandese) realizzato con raffinati segni di matita alternati alla penna a sfera. (Le date sui disegni sono riferiti al calendario thailandese, di 543 anni più avanti rispetto al gregoriano).

Arrigo Poz (Porpetto-UD, 1929) Con un realismo vigoroso ed espressionistico mai gridato, bensì vissuto con grande rispetto della condizione umana, egli affronta con lucida coscienza l'ineluttabile dolore del vivere e con altrettanto solida convinzione la forza della speranza e della maestà della vita. Dal cuore del Friuli guarda in silenzio, ma con intima consapevolezza, agli accadimenti etici e sociali che hanno segnato il Novecento europeo.

Ottorino Stefani (Volpago-TV, 1928) Con la sua apparente calma olimpica, la sua pacata parola, il gesto sempre misurato, è uno dei protagonisti di un mixage interdisciplinare che lo pone aldilà di uno schema intellettuale, oltre le dimensioni di un'operazione specialistica. Il suo è uno sguardo a trecentosessanta gradi sul mondo della creazione artistica, con una curiosità mai sopita ed un gusto inesauribile della ricerca.

Guido Tavagnacco (Moimacco-UD, 1920 – Udine, 1990) Ha mediato la cultura figurativa del Novecento con la tenace e appassionata fedeltà alle native radici con un linguaggio che esprime il temperamento schivo e appartato, una qual timidezza dell'animo che non rifuggiva comunque dalle decisioni forti. Amò operare in silenzio, confermandosi come presenza solitaria ed eccentrica molto importante nella storia dell'arte friulana.

Giuseppe Zigaina (Cervignano-UD, 1924) Instancabile disegnatore, appena diciannovenne espone alla Fondazione Bevilacqua La Masa. Fu fondamentale per lui l'incontro, nel 1946, con Pasolini con cui stabilì profondi legami umani ed artistici destinati a sopravvivere alla morte del poeta. Zigaina fa parte della schiera dei più importanti e significativi interpreti dell'arte italiana del Novecento; nel segno incisivo e sofferto della sua pittura c'è lo spirito del Friuli.




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